Modello Cognitivo del Panico
Cercherò di spiegarti al meglio come si struttura un attacco di panico secondo il modello Cognitivo. Gli attacchi di panico sono spesso il risultato di interpretazioni catastrofiche di eventi sia fisici sia mentali, erroneamente considerati dalla persona come segni di un imminente disastro: “sto per avere un infarto!”; “sto per svenire” ; “mi sento soffocare”.
Molte normali sensazioni fisiche o cambiamenti di funzioni fisiologiche ( ad esempio aumento del battito cardiaco) possono diventare oggetto di interpretazioni errate.
Il modello cognitivo spiega come ogni stimolo interno o esterno che viene giudicato come minaccioso, produce lo stato d’ansia e relativi sintomi associati che, se interpretato in modo catastrofico, produce ulteriore aumento del livello di ansia intrappolando la persona in un circolo vizioso che culmina nell’attacco di panico. Ma non è ancora finita purtroppo! Perché una volta che l’attacco è avvenuto, intervengo almeno 3 Fattori che mantengono la situazione:
- Attenzione selettiva riguardo le sensazioni corporee
- Comportamenti protettivi associati alla situazione
- Evitamento
Facciamo un esempio
Le persone che interpretano in maniera erronea un capogiro come segno di un imminente collasso, potrebbero subito sedersi, aggrapparsi, appoggiarsi a qualcosa, accovacciarsi, sdraiarsi per terra oppure contrarre le gambe per evitare di crollare per terra. Oppure, le persone che interpretano la mancanza di fiato come segno di soffocamento, provano a respirare profondamente e controllare in qualche modo il respiro cercando di prevenire la conseguenza temuta ma questo darà vita al fenomeno dell’ iperventilazione e le sue conseguenze ovvero capogiri, dissociazione, aumento della mancanza del respiro. Questi comportamenti vengono definiti comportamenti protettivi che impedisco alla persona la possibilità di una disconferma delle interpretazioni erronee attribuendo falsamente il mancato avverarsi delle conseguenze temute al loro utilizzo e non piuttosto al fatto che l’ansia non causa drammatiche conseguenze fisiche come il collasso. Al fine di comprendere al meglio il processo, ti invito ad osservare lo schema in basso.
Disturbo di Panico ed Agorafobia
È comune che il Disturbo di Panico sia fortemente legato ad un’altra condizione psicopatologica: l’agorafobia. Questa è definita come una grande sensazione di disagio e timore di trovarsi in ampi spazi aperti o in ambienti non familiari, dai quali sarebbe difficile allontanarsi, uscire o trovare una via di fuga.
Chi soffre di agorafobia spesso si trova costretto tra le mura di casa, in quanto evita qualsiasi mezzo pubblico, gli spazi aperti (parcheggi, mercati, piazze, ecc.), gli spazi chiusi (teatri, cinema, ecc.), evita di stare in fila o in spazi affollati e di essere fuori casa da solo, con notevoli conseguenze a livello sociale e relazionale. Quando la persona che soffre di agorafobia si trova in una di queste situazioni (o in molte altre situazioni simili) avverte frequentemente i sintomi fisici e psicologici tipici dell’attacco di panico.
Terapia Cognitiva dei Disturbi di Panico ed Agorafobia
La terapia cognitivo-comportamentale del Disturbo di Panico e Agorafobia è stata riconosciuta come efficace e inserita nelle linee guida NICE (Fonte: National Institute for Health and Clinical Excelence) con i training di rilassamento. La terapia cognitiva-comportamentale opera analizzando i processi che si verificano durante l’esperienza del paziente. Per gestire e controllare tale meccanismo citato nei paragrafi precedenti, la terapia cognitivo comportamentale prevede:
- Formulazione di un contratto terapeutico: definire gli obiettivi terapeutici condivisi da paziente e terapeuta
- Psicoeducazione al disturbo: fornire al paziente informazioni su come funziona il disturbo di panico, su come insorge, si manifesta e si mantiene il panico
- Ricostruzione della manifestazione iniziale e attuale del disturbo, attraverso l’individuazione di eventi specifici
- Insegnamento di tecniche per la gestione dei sintomi dell’ansia
- Individuazione delle interpretazioni erronee (ad esempio pensieri catastrofici) che portano all’attacco di panico e messa in discussione di tali interpretazioni
- Esposizione graduale alle sensazioni e agli stimoli temuti ed evitati
- Prevenzione delle ricadute.